Nel capitolo 72 della Vita di Tiberio Svetonio e nel penultimo capitolo degli Annales, Tacito raccontano gli ultimi giorni e la morte di quello che fu il secondo imperatore di Roma: Tiberio Claudio.
16 marzo 37 d.C. LE ULTIME ORE DI TIBERIO E LA MORTE
Pare che la forza fisica lentamente lo abbandonasse, ma non lo abbandonò mai quella peculiare forma di dissimulatio che ne era caratteristica propria: “La forza fisica e la vitalità andavano abbandonando Tiberio, ma non ancora la sua capacità di dissimulare; e restava la stessa la durezza d’animo; ancora lucido nel parlare e nelle espressioni del viso, cercava di nascondere talora con ricercata serenità un latente stato di debolezza.”
LE ULTIME ORE A MISENO
E rincara Svetonio che “tornando dunque in fretta in Campania, cadde infermo in Astura; riavutosi un poco, si spinse fino a Circeo, e, per non dar sospetto di essere ammalato, non soltanto intervenne ai giuochi militari ma anche colpì dall’alto con saette un cinghiale che era stato immesso nell’arena; subito dopo, venutagli una fitta nel fianco e, sudato qual era, colpito da un’aria fredda, ricadde in più grave malattia. Si sostenne però alquanto tempo, benché, di là trasportato fino a Miseno, nulla mutasse delle quotidiane abitudini, nemmeno i conviti e gli altri piaceri, un po’ per intemperanza, un po’ per dissimulazione» (Vita di Tiberio, cap. 72, trad. G. Vitali)
A Miseno soggiornò in quella che fu la villa di Lucio Licinio Lucullo – sodale di Silla e rimasto nelle menti anche di noi moderni come sinonimo di sfarzo e magnificenza, soprattutto in termini culinari – li le condizioni peggiorarono, tanto che il medico Caricle assicurò a Macrone Sertorio – prefetto del pretorio – la morte in due giorni.
CALIGOLA E I PREPARATIVI PER LA SUCCESSIONE
Iniziarono così i preparativi per la successione. E chissà se Caricle era in combutta con Macrone, come pensa Tacito e conferma Cassio Dione, dipingendo il prefetto come un arrivista senza scrupoli (LVII, 28) ma nel diciassettesimo giorno prima delle calende di aprile – ovvero il 16 marzo – l’imperatore smise di respirare e si credette che fosse morto.
Il racconto di Tacito qui introduce un colpo di teatro, visto che, mentre Caligola stava uscendo per insediarsi al potere, si seppe che a Tiberio era tornata la parola e la vista e che lo stesso futuro Gaio Cesare – figlio di Germanico – fosse preso dallo sconforto per via di una possibile punizione del padre adottivo.
LA MORTE E IL PRESUNTO ASSASSINIO
E prosegue che Macrone, senza batter ciglio, diede l’ordine di soffocare il vecchio imperatore che morì in questa maniera all’età di 78 anni.
Mentre per Svetonio le colpe dell’assassinio ricadono anche se, con qualche dubbio, sullo stesso Caligola.
Sempre Svetonio cita un’altra versione, quella di Seneca – a noi non pervenuta – secondo la quale l’imperatore, accortosi della fine si tolse l’anello come per darlo a qualcuno e poi se lo infilò di nuovo morendo con la mano chiusa chiamando i famigliari che mai giunsero.
Due giorni dopo, il 18 marzo del 37 d.C. Caligola fu acclamato imperatore a Roma dal Senato e dai Pretoriani.
IL BIMILLENARIO E LA STORIA DELLA FAMIGLIA GIULIO-CLAUDIA DA SCOPRIRE
Con l’evento del 22 marzo, Valerio Massimo Manfredi racconta Germanico Cesare, sono iniziate ufficialmente le celebrazioni per il Bimillenario della morte di Germanico Cesare, le attività sono proseguite poi per tutto l’anno:
- con il Convegno Internazionale sul Germanico del 24-25 maggio
- e la Mostra/Installazione Germanico Cesare a un passo dall’impero a partire dal 19 ottobre, data della morte del generale romano, sino a fine gennaio 2020.
Il territorio Amerino, ricco di contenuti tra storia, arte, spiritualità ed enogastronomia è pronto ad accogliere tutti coloro che vorranno raggiungere la nostra Umbria e scoprire le terre di Amelia.
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