nam, quia ver aperit tunc omnia densaque cedit frigoris asperitas fetaque terra patet, Aprilem memorant ab aperto tempore dictum, quem Venus iniecta vindicat alma manu
Dunque, poiché la primavera apre tutto, l’intensa asprezza del freddo cede il passo e la feconda terra si apre, si dice che il mese venne chiamato aprile perché la stagione è aperta, e reclama Venere la nutrice, che pone la sua mano sopra il mese
Ovidio, Fasti III 85-90
APRILE, LA MAGNA MATER, IL MESE DI AFRODITE E LA RINASCITA
Il mese di aprile col suo risplendere di nuovi colori e nuova vita era dedicato dai Romani alla rinascita e all’agricoltura che, in questo mese, aveva una importanza preponderante con i vari Cerialia, Fordicidia, Parilia, Vinalia, Robigalia, … e la dea Venere.
Secondo Ovidio e Varrone il nome del mese deriverebbe dal verbo latino “aperire”, per via della natura che torna ad aprirsi alla vita. In passato l’etimologia, e il legame certo a Venere, fu spiegata anche al nome greco di Venere, Afrodite e ad Apru etrusco: oggi questa tesi non trova fautori. Per un breve periodo, fino a che l’imperatore fu in vita – come per Luglio dedicato a Cesare e Agosto ad Augusto – il quarto mese dell’anno fu dedicato a Nerone (Neroneus).
Aprile era importante perché il 21 veniva ritenuto il giorno della fondazione mitica dell’Urbe e, ancora di più, quando si istituì il legame della Gens Iulia di Cesare e, con essa della Dinastia Giulio Claudia, con Venere stessa.
1 APRILE: VENERALIA
Il primo del mese di aprile i romani festeggiavano Venere Verticordia, colei “che cambia i cuori” lussuriosi in cuori casti e la sua compagna Fortuna Virile protettrice del pudore e della fecondità.
L’origine dei Veneralia è da rifarsi a due diverse tradizioni:
- la prima, legata a Valerio Massimo (Valerius Maximus 8.15.12), narra che, tra la fine del III e l’inizio del II sec. a.C., una volta consultati i libri sibillini, fu scelta la matrona Sulpicia, figlia di Gaio Sulpicio Patercolo e moglie di Quinto Fulvio Flacco, per sovrintendente all’atto della dedica di una statua a Venere Verticordia in modo che questa cambiasse i cuori delle donne romane che peccavano in lussuria;
- la seconda fa risalire al 114 a.C. l’edificazione di un tempio dedicato, per espiare la colpa di tre vestali che avevano perso la verginità. Si erano macchiate di crimen incestum. Narra Plutarco che il segno dal cielo venne con un fulmine che uccise una giovane vergine figlia di un cavaliere. La giovane rimase con la tunica alzata sino alla vita e la lingua di fuori a simbolo del crimine delle vestali. A monito delle donne romane e in ricordo infausto dell’atto venne eretto il tempio alla dea.
I RITI AL TEMPIO DI VENERE VERTICORDIA
Come ricorda Ovidio, le celebrazioni erano officiate da alcune matrone che si recavano al tempio della dea e spogliavano la statua degli ornamenti per lavarla e purificarla col mirto. Poi la statua veniva rivestita e adornata con fiori e fresche rose.
Il rito aveva una valenza di purificazione dai peccati e le stesse matrone, una volta officiato il rito alla statua, si bagnavano e si coronavano con rami di mirto, poi bevevano latte mescolato a papavero e a miele liquido.
Le più abbienti (honestiorem) lo facevano in privato, mentre quelle dei ranghi più bassi (humiliores) lo facevano nei bagni pubblici degli uomini, perché era in quei luoghi che gli uomini mostravano la parte del corpo simboleggiante la fertilità.
Le preghiere delle donne umili erano rivolte anche alla Fortuna Virile.
IL BIMILLENARIO DI GERMANICO CESARE
Il 22 marzo 2019, con l’evento di lancio con Valerio Massimo Manfredi , sono iniziate le Celebrazioni per il Bimillenario della morte di Germanico.
Le attività sono proseguite nel 2019 con il il Convegno Internazionale del 24-25 maggio e con la Mostra/Installazione a partire dal 19 ottobre e prorogata per sino al 24 maggio 2020.