Duodecimo (Kalendarum Ianuarum) vero feriae sunt divae Angeroniae, cui pontifices in sacello Volupiae sacrum faciunt; quam Verrius Flaccus Angeroniam dici ait quod angores ac sollicitudines animorum propitiata depellat. Masurius adicit simulacrum huius deae ore obligato atque signato in ara Volupiae propterea collocatum, quod qui suos dolores anxietatesque dissimulant perveniant patientiae beneficio ad maximam voluptatem.
Nel dodicesimo giorno (dalle calende di gennaio) vi è la festa della diva Angerona, a cui i pontefici fanno un sacrificio nel sacello di Volupia; Verrio Flacco dice che essa è chiamata Angeronia perché resa propizia tiene lontane angosce e le preoccupazioni dell’animo. Masurio aggiunge che la statua di questa dea si trova sull’altare di Volupia rappresentata con la bocca chiusa e sigillata, perché coloro che dissimulano i loro dolori e i loro motivi di ansietà giungono, grazie alla loro sopportazione, a grandissimo piacere.
Macrobio, 1. 10. 7-9
21 DICEMBRE, DIVALIA VEL ANGERONALIA
Il 21 dicembre, nel tempio della dea Vulpia a Roma, si festeggiavano gli Angeronalia, celebrazioni dedicate ad Angerona una delle divinità più suggestive e misteriose del culto latino. Dea del silenzio, della compassione e dei segreti: alleviava l’umanità dal dolore, dalle malattie e dalle angosce; custodiva, per alcuni autori classici, il nome segreto di Roma.
SOPPORTARE IL DOLORE IN SILENZIO
Alcuni autori sottolineano che ci si rivolgesse a lei per ricevere protezione dalle pene, pene dell’anima o pene fisiche, che andavano poi a manifestarsi nella gola. Il nome deriverebbe infatti da angere, ossia “soffrire, angustiare, affannare”, così che chiunque provasse sofferenze o affanni si rivolgeva a questa dea con la richiesta di aiutarlo a sopportarli.
ANGERONA E IL NOME SEGRETO DI ROMA
La sua immagine con “la bocca chiusa e sigillata” fu, anche per i commentatori antichi, anche il simbolo del nascondere un importante segreto dell’Urbe, ossia il nome segreto di Roma di cui solo persone ne conoscevano l’appellativo.
EVOCATIO
L’importanza della conoscenza del nome di una città (e del suo nume tutelare) era determinata dall’evocatio un rito secondo il quale si invitava la divinità protettrice di una città, o il suo nome segreto, ad abbandonare la protezione per trasferirsi nel pantheon romano.
Conoscere il nome segreto di una città voleva dire, per un romano, possedere il potere per conquistarla.
Roma ebbe probabilmente un nome segreto di cui erano a conoscenza i Pontefici Massimi che se lo tramandavano in via orale, era proibito pronunciarlo – tanto che raccontano le fonti che il tribuno della plebe, Valerio Sorano, fu messo in croce per avere avuto il coraggio di farlo – e la dea Angerona esige ancora oggi silenzio sul vero nome della città.
AMELIA, CITTÀ DEL GERMANICO E DEL BIMILLENARIO
Da Ottaviano Augusto a Germanico e il percorso di uno dei più importanti momenti della storia romana: nel Museo Archeologico di Amelia, la mostra-installazione “Germanico Cesare… a un passo dall’impero” ripercorre la storia di Roma in occasione del Bimillenario dalla morte del generale tanto amato in tutto l’impero.