Secondo la tradizione, Romolo stabilì l’anno in dieci mesi e, in quel lontanissimo VIII sec. a.C. l’anno iniziava proprio col primo di marzo, mese consacrato a Marte dio dell’agricoltura e della guerra e – soprattutto – padre dello stesso re di Roma.
MARZO, MARTE E LA DANZA DEI SALII
Era proprio a marzo, allora come ora, che riprendevano i lavori nei campi e che si preparavano le armi per la guerra, tanto che il primo di marzo, l’antichissimo collegio sacerdotale dei Salii portavano in processione gli ancilia, i 12 sacri scudi – tra cui solo uno era quello, secondo tradizione, caduto dal cielo quale segno divino della futura potenza militare di Roma – battendo le lance su di essi, danzando e cantando un antichissimo carme.
LO SCUDO CHE CADDE DAL CIELO, NUMA E IL COLLEGIO DEI SALII
Narrano Ovidio (Fasti, III, 351) e Plutarco (Numa, 13), che avendo Numa Pompilio chiesto agli dei di allontanare da Roma una pestilenza, il primo maggio cadde dal cielo uno scudo simbolo della futura gloria militare di Roma e pegno della salvezza dalla pestilenza stessa.
Per preservare lo scudo inviato da Marte stesso, Numa ne fece costruire da Veturio Mamurio altri undici uguali e poi istituì una confraternita di sacerdoti, la più antica conosciuta a Roma, per la loro custodia: il collegio dei Salii.
IL PALATINO, IL QUIRINALE E LA ROMA DELLE ORIGINI
Pare che i Salii fossero composti da due collegi, l’uno detto dei Palatini, l’altro dei Collini: è verosimile pensare che alla Roma degli albori i due collegia rappresentassero le due comunità, l’una del Palatino, l’altra del Quirinale che, unendosi, andarono poi a formare l’Urbe.
GLI ANCILIA: SCUDI BILOBATI ITALICI
Gli scudi, probabilmente conservati nella Curia Saliorum del Palatino o nel Sacrarium Martis della Regia, sarebbero stati chiamati ancilia per la loro forma ovale, con due larghe incavature laterali nel senso della lunghezza.
Questa tipologia di scudi, detta anche bilobata, oltre alla presenza su due gemme arcaiche – dove è incisa la scena di cinque ancilia probabilmente trasportati da ministri del culto – è stata rinvenuta in diverse aree dell’Italia centrale legate al periodo del Villanoviano evoluto – secondo Colonna – proprio tra il X e l’VIII sec. a.C.
Sono tali le parti di scudo bilobato (o trilobato) recuperate dai carabinieri in un cespuglio nei pressi dell’area archeologica di Norchia nel 1967 e oggi visibili al Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz di Viterbo e, soprattutto, la coppia di scudi bilobati della tomba 1036 della necropoli di Casal del Fosso a Veio, sepoltura riferita a un personaggio di alto rango sacerdotale, un principe al vertice della società veiente proprio a metà dell’VIII sec. a.C. oggi al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma.
LA CONFRATERNITA DEI SALII
La corporazione sacerdotale era composta da 24 membri, 12 Palatini, 12 Collini, probabilmente presieduti da due magistri, ed era consacrata al culto di Marte/Quirino. Le loro vesti durante le cerimonie richiamavano quelle dell’armamento pesante romano dei tempi più antichi: una sottoveste colorata e una trabea, ovvero un manto militare rosso; l’armatura consisteva di una cintura e di una corazza di bronzo, della spada che portavano appesa al fianco, e di una specie di alto elmo, a forma di cono.
Oltre a marzo, i Salii erano chiamati a partecipare a celebrazioni che si svolgevano a ottobre: il principio e la fine del periodo delle campagne militari. Il 19 marzo si festeggiava il Quinquatrus, il 19 ottobre l’Armilustrium.
- Il Quinquatrus era il giorno culmine delle celebrazioni di marzo: il primo del mese, i Salii prendevano in consegna le armi sacre, che si custodivano nella Regia per portarle in processione per le vie di Roma.
- Le celebrazioni di ottobre, invece, avevano l’apice nell’Armilustrium quando, dopo aver purificato le armi venivano riposte per l’anno successivo.
Oltre alle danze solenni e al canto del carme, giovani cavalieri romani eseguivano dei volteggi a cavallo.
Durante l’anno, i Salii partecipavano anche al rito di purificazione delle trombe di guerra, del 23 marzo e 23 maggio (Tubilustrium).
In tutte queste cerimonie i Salii battendo le lance sugli scudi, cantavano il loro antichissimo inno sacro – il carme saliare – una litania dal significato oscuro e misterioso.
PROROGATA LA MOSTRA GERMANICO CESARE… A UN PASSO DALL’IMPERO
Dopo l’inaugurazione del 22 marzo 2019 con Valerio Massimo Manfredi, tantissimi sono stati gli eventi per le celebrazioni per il Bimillenario dalla Morte di Germanico Cesare, la mostra Germanico Cesare… a un passo dall’Impero, partita il 19 ottobre 2019, data della morte del generale romano, è stata prorogata sino al 24 maggio 2020.
Il territorio Amerino, ricco di contenuti tra storia, arte, spiritualità ed enogastronomia è pronto ad accogliere tutti coloro che vorranno raggiungere la nostra Umbria e scoprire le terre di Amelia.
Ottimo articolo come sempre, grazie.
Gentilissimi,
Se fate eventi o manifestazioni legate alla storia antica, mi piacerebbe partecipare. Grazie
C saluti,
Ciao Paolo, certamente. Tanto sappiamo che sei in contatto con Anticae Viae che gestisce gli eventi di rievocazione storica del Germanico.